Lungo la parete Sud (via “normale”)
Partenza: rifugio Quintino Sella
Tempo di salita: 4h/5h circa
Dal Rifugio Quintino Sella si scende verso Sud fino all’estremità occidentale del lago Grande di Viso ove si piega a destra seguendo il sentiero che salendo a mezza costa conduce alla base del canalone delle Sagnette. Su terreno franoso e ghiaie instabili, si risale il fondo del canale con ampi tornanti fino alla debole nervatura rocciosa posta al centro; si seguono le frecce gialle verso destra e con breve e facile arrampicata, si raggiunge il passo delle Sagnette (mt. 2950).
Dal colle, dopo aver ammirato l’alba verso la pianura e lo splendido color rosso di cui si colora la parete Sud del Monviso e del Viso di Vallanta, si scende, sempre sul sentiero, in direzione del sottostante lago delle Forciolline ancora in ombra e si svolta a destra raggiungendo i grossi massi e i detriti di fondo. Si percorre il vallone per deboli tracce su sfasciumi e si piega verso sinistra per superare una balza che immette sulla morena frontale del ghiacciaio di Viso alla quota 3100 circa.
Sul bordo meridionale della morena venne costruito nel 1881 nei pressi di una sorgente il rifugio “Sacripante” che fu rifatto nel 1886 a cura della Sede Centrale del C.A.I. e dedicato al suo fondatore Quintino Sella.
Se la neve del ghiacciaio è dura, conviene calzare i ramponi per risalire il pendio che conduce alla base di una bastionata di rocce rossastre sotto la quale si svolta a destra per giungere in breve sul nevaio Sella alla base delle pareti Sud del Monviso e Ovest della Punta Sella.
Qui, dopo aver formato la cordata, si sale per neve sovente molto dura sul cono di slavina più a sinistra per raggiungere in alto, al termine del pendio, una cengia che porta, in traversata verso sinistra, alla base di una piccola cascata, punto più pericoloso della salita. Si piega allora a destra per un canale spostandosi velocemente verso le boccette e seguendo fedelmente i primi segnali gialli o rossi.
Dopo aver evitato sulla destra un piccolo ma evidente gendarme, si esce in alto con salita graduale prima verso sinistra, poi verso l’alto su di una spalla rocciosa, a cavallo di due canali coperti di neve o di detriti.
Si punta con direzione Nord-Ovest verso una piccola spaccatura (camino alto 7/8 metri con un chiodo rosso alla base e si sale verso l’alto per 70/80 metri). Procedendo verso sinistra si raggiunge un’evidente e larga cengia che conduce verso metà parete ad un comodo e sicuro punto di sosta oltre il punto di passaggio delle scariche di pietra. Dopo aver ammirato il panorama ora estesissimo sulle Alpi Marittime e Liguri, si riprende a salire in verticale pressoché costante prima su di una crestina rocciosa a schiena d’asino e poi a sinistra per roccette e spaccature su di un evidente sperone di rocce rosse di fronte ad una splendida guglia detta “il Duomo di Milano” (mt. 3500 circa). Un ripido e corto nevaietto conduce poi ad una paretina rossastra (punto di sosta riparato e sicuro con chiodo e cavetto) che si evita aggirandola sulla destra e salendo per una spaccatura obliqua che porta alla base di un secondo nevaietto detto “triangolare” o “ferro da stiro”. In alto, evidente, un segnale giallo con chiodo indica la direzione di salita che è preferibile sulla destra per neve. Dopo questo passaggio si procede con arrampicata divertente su ottima roccia e si supera un’elegante spaccatura nella roccia sezionata in camini detti “I Fornelli”, per arrivare sulla riposante e panoramica spalla nevosa che porta alla traversata detta “della Est” e cioè il passaggio che congiunge gli itinerari della parete Sud e cresta Sud-Est con la cresta Est. Questo passo, che in condizioni di scarso innevamento è facilissimo e veloce perché attraversato da comoda traccia, in condizioni di abbondante innevamento può risultare molto laborioso e delicato. Alcuni chiodi ne assicurano comunque la traversata
al termine della quale si piega a sinistra prima per un breve e comodo canale detritico (a volte ghiacciato) e poi per boccette che conducono in vetta a quota 3841 mt.
Il panorama che si può godere è grandioso e a giro di orizzonte: dall’Argentera alla Meije, al Monte Bianco, al Cervino, al Rosa, al Bernina.
testo tratto da
Centosentieri – La Valle Po, edizioni L’Arciere (1981)